Nome: sconosciuto, viene chiamato Japheth
Alias: Maggott
Poteri: l’apparato digerente di Maggott consiste in due enormi creature senzienti simili a lumache tecno-organiche, soprannominate Eany e Meany. Mentre Maggott stesso non poteva mangiare, le sue lumache potevano divorare qualsiasi forma di materia con una velocità incredibile. Quando hanno finito di nutrirsi, tornano nel suo addome e trasferiscono l’energia dalla materia che hanno assorbito nel corpo di Maggott: questa energia, oltre a nutrirlo, gli conferisce temporaneamente maggiore forza e resistenza, oltre a far diventare la sua pelle blu.
Le lumache di Maggott potevano agire autonomamente da lui e sembravano molto intelligenti. Comunicavano con lui tramite un rapporto telepatico ed erano estremamente sensibili alla magia.
Una volta Maggott ha anche mostrato dei poteri psicometrici, che gli permettevano di vedere psichicamente il passato di una certa area.
Gadget:
- Eany
- Meany
Team: X-Men, Generation X
1 app. Giugno 1997 – Uncanny X-Men n.345
1 app.Italia: Gli Incredibili X-Men n.94 (Marvel Italia)
Creatori: Scott Lobdell, Ben Raab, Joe Madureira, Melvin Rubi
Storia:
Nato in Sudafrica in una famiglia di cinque fratelli, il giovane Japheth soffriva di terribili dolori allo stomaco: i medici ipotizzarono che i tali dolori potessero essere causati da un cancro. Non volendo prosciugare le finanze della sua famiglia con cure mediche, il giovane Japheth lasciò il suo piccolo villaggio sudafricano a dodici anni per andare a suicidarsi.
Finì nel deserto del Kalahari dove però fu trovato e salvato da Magneto, che lo aiutò a scoprire la vera natura della sua malattia: due creature simili a delle lumache abitavano nelle sue viscere e, di fatto, erano il suo sistema digestivo mutato.
Magneto riportò Japheth a casa, ma scoprì che il padre era stato ucciso dai combattenti afrikaner. Magneto massacrò i ribelli per rappresaglia con Japheth al suo fianco, ma il ragazzo rimase inorridito e decise che non si sarebbe mai unito alla sua causa.
Poco si sa di ciò che Maggott fece negli anni successivi, ma ad un certo punto decise di cercare Magneto, per tentare di farsi aiutare a padroneggiare i suoi poteri. Le lumache di Maggott, Eany e Meany, dovevano ogni volta farsi strada dentro e fuori dal suo stomaco, causando un dolore immenso. Escono per mangiare fino a cinque volte al giorno, ed il tributo fisico e mentale stava diventando troppo per il giovane.
Usando i suoi poteri psicometrici, che gli permettevano di leggere i ricordi di un’area specifica, Maggott credette finalmente di aver rintracciato la firma psichica di Magneto a New York City. Trovò invece Psylocke e Arcangelo: all’improvviso vennero tutti teletrasportati in Antartide e messi a far parte della giuria al Processo a Gambit. In questo luogo, Maggott incontrò Joseph che, all’epoca, si credeva fosse il vero Magneto.
Maggott seguì la squadra fino alla villa dove trovarono Ciclope sottoposto a un intervento chirurgico per rimuovere una bomba all’interno del suo petto. Quando la bomba venne rimossa, tuttavia, stava ancora per esplodere: una delle lumache di Maggott inghiottì il dispositivo, che esplose nel suo ventre senza provocare danni. Da questo momento si unì agli X-Men a tempo pieno.
Stava spesso per conto suo, a causa delle sue bizzarre abitudini alimentari, cercando di non far scoprire l’esistenza di Eany e Meany al resto degli X-Men. Per cercare di integrarsi o darsi un tono, flirtava con tutte le ragazze del gruppo, Cecilia Reyes in particolare.
Poco dopo il suo arrivo negli X-Men, a Salem Center vennero trovati diversi cadaveri divorati. Inizialmente si puntarono i sospetti su Maggott, o più in particolare su Eany e Meany. Tuttavia il colpevole si rivelò poi essere un gruppo di demoni Ru’Tai guidati da una creatura chiamata Pilgrimm. Maggott, per evitare futuri fraintendimenti o sospetti, raccontò tutta la sua storia a Wolverine.
Bestia credeva che sarebbe stato meglio per Maggott esplorare ulteriormente le sue abilità mutanti all’Accademia del Massachusetts con la Generation X. Accettò e si trasferì alla scuola di Emma Frost e Banshee. Qui un cacciatore cercò di catturare ed uccidere le lumache di Maggott.
Generation X aiutò Maggott a difendere e le lumache dal cacciatore, che poi fuggì. Sentendosi sconvolto per aver messo in pericolo i suoi nuovi compagni di squadra, Maggott decise di inseguire il cacciatore, e non si seppe più nulla per qualche tempo.
Maggott tornò brevemente alla Scuola di Xavier per il funerale di Joseph. Ad un certo punto, durante i suoi ulteriori viaggi, Maggott fu catturato da Arma X. Purtroppo, fu uno dei primi ad essere giustiziato a Neverland, il campo di concentramento per mutanti.
Prima di essere ucciso, ha dato una delle sue lumache a due bambini nel campo, così un pezzo di lui sarebbe sopravvissuto. Sfortunatamente, i bambini e la lumaca finirono dal “Dottor Windsor”, dietro i cui panni si trovava Sinistro, che entrò così in possesso della lumaca.
Maggott venne poi rianimato usando la magia di Selene ed il virus tecno-organico di Eli Bard per aiutarli nell’assalto ad Utopia durante Necrosha. Apparve poi per partecipare al discorso di Ciclope a Washington, sulla pacifica Rivoluzione Mutante.
Japheth ed una delle sue lumache (l’altra probabilmente è ancora nelle mani di Sinistro) hanno partecipato al primo incontro della Mindfulness of Mutant Appearances, un gruppo di supporto istituito da Domino e Nightcrawler per i mutanti incapaci di passare per normali umani.
Curiosità:
Japheth, nel periodo in cui non era chiaro se fosse ancora vivo o morto, apparve in coda per la festa del 17° compleanno a tema X-Men di Quentin Quire al Club Infernale di New York City. I buttafuori della festa hanno ipotizzato che questo fosse il vero Japheth non un sosia od un cosplay, affermando “…chi si vestirebbe come Maggott?”: questa è una una frecciata metacomics rivolta alla mancanza di popolarità del personaggio.
Per lo scrittore Scott Lobdell il personaggio era australiano, tanto che alla sua prima apparizione il dialetto con cui parla è proprio l’inglese australiano. Fu lo scrittore Joe Kelly a farlo poi parlare in afrikaans ed a farlo divenire sudafricano.